Ricca di sapori robusti e di piatti spesso lunghi da preparare che mettono al centro la pasta fresca, le verdure e soprattutto la carne la cucina torinese è il riflesso di una cultura della tavola che ha saputo unire i semplici gusti della tradizione popolare alle sofisticatezze della corte Sabauda.
Per chi visita Torino e vuole immergersi totalmente nelle usanze e nei costumi locali ci sono dei piatti che devono essere provati: vediamo i 6 (+1) imperdibili piatti tipici torinesi e della cucina piemontese assolutamente da provare secondo STUDIOFOOD33!
La scelta ovviamente spazia tra tutte le portate perché per ognuna di esse la cucina torinese e, per estensione quella piemontese, che può essere facilmente gustata in un ristorante tipico della città, è ricca di proposte.
1 – Il Vitel tonné
L’antipasto, che non può mancare sulla tavola di un buon piemontese e che un turista in visita a Torino non può assolutamente perdersi, nasce probabilmente nel Settecento nella campagna cuneese e all’inizio del tonno non c’era nemmeno l’ombra, visto che il pesce sarebbe arrivato in Piemonte solo nel secolo successivo. Sembra infatti che il nome sia una storpiatura del termine francese “tanné” che significa “conciato”.
Il piatto del Vitel tonné si compone di sottilissime fette di carne di vitello lessate a lungo per conferire la giusta morbidezza ed è condito da una salsa ottenuta mescolando e frullando tonno, maionese, capperi e acciughe. Il tutto deve essere gustato freddo.

La ricetta che troviamo oggi nei menù è diversa rispetto a quella originaria e si è diffusa nel secolo scorso. Quando il tonno ha fatto il suo ingresso nella ricetta – nell’Ottocento – non veniva ancora aggiunta la maionese e la salsa di condimento era ottenuta soltanto frullando la ventresca.
2 – Le acciughe (anchöe) al verde
La storia delle acciughe al verde è infatti legata alle rotte dei contrabbandieri di sale che dalla Francia arrivavano in Piemonte attraverso le Alpi. Le acciughe in realtà non erano altro che un metodo, economico, per occultare il prezioso carico di sale e non incorrere nei pesanti dazi sulle merci.
Questo piatto va gustato certamente per il suo sapore ma anche per la sua curiosa storia. Appare quantomeno singolare che una regione senza sbocchi sul mare come il Piemonte vanti addirittura due piatti che prevedono pesci di mare tra gli ingredienti.
Ben presto le acciughe sono diventate parte fondamentale della tavola piemontese, tradizionalmente molto legata ai piatti di carne e di selvaggina in particolare.
Nella ricetta piemontese il pesce viene arricchito da una salsa – il “bagnet verd” – composta da prezzemolo, aglio e peperoncino.
Il bagnetto verde viene anche utilizzato per un altro antipasto tipico, i tomini, piccoli formaggi freschi che appartengono alla tradizione rurale del Torinese e del basso Piemonte in generale.

Plin, brasato al Barolo e bunet
23 marzo 2022
La cucina piemontese è ricca di tradizione e di piatti che arricchiscono da sempre le nostre tavole. I Plin vantano origini antiche e sono, nel 1846, citati in una ricetta di un cuoco torinese, Francesco Chapusot. La tradizionalità del prodotto è attestata anche da testimonianze locali. Il brasato al Barolo è l’apice della cultura enogastronomica piemontese. E infine il bunet, il dolce per eccellenza della tradizione nostrana.
3 – Gli agnolotti
La pasta fresca è uno dei fiori all’occhiello della tradizione piemontese che trova negli agnolotti – in piemontese agnòlot o gnòlot – una delle espressioni più imperdibili.
L’agnolotto può essere definito come un fagottino di pasta ripiena che richiede una lunga preparazione e viene accompagnato da diversi condimenti.
La ricetta originale prevede un ripieno composto da carne arrosto (lonza di maiale) e da carne di vitello tritata insieme alla verza. Il composto viene chiuso all’interno di due quadratini di pasta all’uovo dagli angoli seghettati. Gli agnolotti possono essere anche “al plin”, espressione che richiama il pizzicotto che viene dato alla pasta – di dimensioni più piccole rispetto all’agnolotto normale – per chiuderla attorno al ripieno.
I condimenti tipici sono il sugo di arrosto, il ragù tradizionale o di selvaggina, il brodo (soprattutto per i plin) oppure il burro e salvia.
Anche se gli agnolotti nascono nel Monferrato e in particolare nell’Astigiano non vi sarà difficile trovarli elencati sul menù di qualsiasi ristorante torinese di cucina tipica.
Rimanendo in tema pasta e primi piatti non vanno dimenticati i tajarin, altra ricetta tipica delle campagne piemontesi che potrete trovare praticamente ovunque.
Scopri la ricetta dei tajarin piemontesi fatti in casa di STUDIOFOOD33!

4 – Il Brasato al Barolo
Un secondo piatto dal sapore forte che sembra riflettere il carattere deciso e orgoglioso dei piemontesi e che strizza l’occhio, come tanti piatti di questa cucina, alla tradizione culinaria francese che tanta influenza ha avuto sul Piemonte nel corso dei secoli.
Il nome del piatto deriva dal termine piemontese “brasa”, cioè brace, dall’usanza di porre il tegame con la carne in mezzo alle braci per lasciarla a cuocere per diverse ore. Il brasato infatti è un piatto a base di carne – solitamente si usa il quarto inferiore del bovino di razza fassona piemontese – che viene fatto cuocere a lungo nel Barolo per permettere alla carne di diventare morbidissima e di acquisire il sapore del vino.
Oggi la carne subisce due fasi di cottura, una a temperature più alte per ottenere una crosta croccante e la seconda, a fuoco lento e temperature più basse, per ricavare un interno tenero.
Per quanto sia già cotto nel vino questo non preclude la possibilità di assaporare il brasato accompagnato, rigorosamente, da un vino rosso piemontese.
Sembra che fosse uno dei piatti più amati da Camillo Benso conte di Cavour che, secondo una leggenda mai del tutto confermata, dopo aver respinto l’ultimatum dell’Austria nell’aprile 1859 avrebbe detto: “Oggi abbiamo fatto la storia, andiamo a mangiare il brasato”.

5 – Il fritto misto alla piemontese
Definire il fritto misto un secondo piatto è riduttivo perché chi lo sceglie difficilmente riuscirà a mangiare altro. Nato come piatto povero per non sprecare interiora e scarti di macellazione oggi il fritto misto comprende sì queste parti meno nobili ma anche le verdure e i dolci.
E’ un piatto per le occasioni importanti, per i giorni di festa e soprattutto da preparare nel periodo freddo, quindi in autunno e in inverno.
La ricetta odierna comprende una lunga serie di ingredienti, precisamente 15 (9 salati, 5 dolci e 2 di accompagnamento): solitamente troviamo fegato e polmone di bovino, cervelle, animelle e granelle, la bistecca di maiale e quella di vitello, la salsiccia, il semolino, il semolino al cioccolato, la mela in pastella, l’amaretto, le carote fritte, la bignola al cioccolato e il bagnetto verde.
Le varie parti vengono passate in uovo e pangrattato prima di essere fritte. Fanno eccezione la mela, l’amaretto e le carote che vengono fritte in pastella.
6 – Il Bicerin, i gianduiotti e il Bonet: i dolci tipici di Torino
Bisogna arrivare al dessert per trovare due golosità tipiche di Torino e non mutuate dalla cucina delle campagne. Sia il Bicerin che i gianduiotti sono stati infatti ideati proprio nella città e oggi ne sono un simbolo, conosciuto ed apprezzato anche all’estero.
Il Bicerin è indissolubilmente alla bottega nel quale è stato inventato e che, ancora esistente e in attività, è uno degli esercizi più antichi di Torino. E’ il 1763 quando Giuseppe Dentis apre il suo locale di fronte al Santuario della Consolata e partendo dalla bavareisa – bevanda settecentesca fatta di caffé, cioccolato, latte e sciroppo, dà vita a una nuova prelibatezza che inizialmente prevedeva di servire gli ingredienti separati. Nell’Ottocento vengono uniti in un unico bicchierino – il “Bicerin” in piemontese – che contiene caffè, cioccolato e fior di latte.
Oggi la bevanda si può trovare in tutti i bar del centro di Torino ma se volete davvero gustare l’originale, facendo un tuffo nella Torino del Settecento vi consigliamo di andare laddove è nato.
I gianduiotti: questi piccoli cioccolatini a forma di prisma allungato e incartati singolarmente in carta dorata o argentata sono un simbolo tutto torinese, come la loro storia che affonda le radici nel 1806 quando i cioccolatieri torinesi si inventano il “gianduja”. Il cacao infatti, a causa del blocco imposto a Napoleone, era diventato una merce scarsa e quindi costosissima ma molto ricercata. Gli artigiani torinesi decisero quindi di dare vita a un nuovo impasto utilizzando ridotte quantità di cacao e un ingrediente ai tempi presente in abbondanza, la nocciola tonda gentile della Langa.
I gianduiotti fanno il loro debutto in società durante il Carnevale del 1865, distribuiti dalla maschera di Torino, Gianduja. Non sono proprio un dessert ma li potete trovare in tutte le confetterie e caffetterie torinesi.
Il dessert al cucchiaio ideale per concludere un pasto da piemontesi veri è invece il Bonet.
Scopri la ricetta originale del Bonet di STUDIOFOOD33!

Menzione d’onore della cucina Piemontese: La Bagna Caoda
Last but not least direbbero gli anglosassoni, un capitolo a parte lo merita la bagna caoda, la salsa piemontese per antonomasia ovviamente molto amata anche dai torinesi.
Come dice il suo nome è appunto una salsa (bagna) da consumarsi calda (caoda) e a base di aglio e acciughe, ideale per accompagnare verdure cotte o crude.
La preparazione è semplicissima, basta lasciar cuocere nell’olio evo le teste di aglio e le acciughe fino a che non si sono disfatte del tutto. Viene tradizionalmente servita nei fujot, fornelli di coccio che aiutano a tenerla calda. Solitamente viene accompagnata da verdure crude come il cardo o cotte come i topinambur e i peperoni.
Un piatto irrinunciabile, da provare almeno una volta nella vita, ma mettete in conto di convivere per almeno un giorno con l’odore dell’aglio. Insomma, un piatto ideale per scacciare i vampiri ma non certo per una cenetta romantica.

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